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domenica 11 marzo 2012

Funghi medicinali: elisir di lunga vita?



Con questo breve articolo ci introdurremo nel mondo dei funghi medicinali, esseri viventi specifici e speciali, dotati di un enorme potenziale per la salute umana e ancora troppo poco conosciuti in Occidente. In Oriente, al contrario, sono apprezzati da secoli per i loro benefici, sfruttati in diversi modi per una migliore salute e per contrastare alcune patologie anche importanti come il cancro. Iniziamo il viaggio esplorando l'antico rapporto tra Uomo e Funghi.



La storia dell'Uomo e quella dei Funghi si è sviluppata per lungo tempo di pari passo, ora camminando parallela ora percorrendo percorsi comuni. Organismi facenti parte di un Regno a sé stante, i Funghi, diffusi ovunque e dalle caratteristiche spesso singolari, che sembrano nascere dal nulla e che talvolta nell'arco di poche ore sviluppano la loro parte più evidente (il corpo fruttifero, parlando qui dei funghi superiori), con la loro varietà di colori e odori hanno sempre stimolato la curiosità dell'Uomo fin dalla Preistoria. Da sempre sono stati identificati come simbolo di fertilità: la forma decisamente fallica di molti di essi (pensiamo al corpo fruttifero ancora non completamente sviluppato di Amanita), il crescere rapido dopo un periodo di pioggia (ulteriore simbolo di fecondità), l'odore peculiare che può ricordare determinati umori corporei, per non parlare delle proprietà psicoattive caratteristiche di un certo numero di essi che ne hanno caratterizzato l'ingresso nell'ambito religioso rituale delle culture primitive dei nostri antenati.

I funghi dotati di proprietà psicotrope sono quelli che più di ogni altro essere vivente hanno condizionato e modificato, se vogliamo, la cultura umana primitiva. Pensiamo alla sperimentazione diretta, dei nostri progenitori del periodo neolitico, dei potenti effetti stupefacenti della psilocibina, dei derivati dell'acido lisergico, della muscarina e via dicendo. Esperienze che, ci dicono i ritrovamenti archeologici di pitture rupestri e sculture di pietra, sono occorse in quasi tutte le parti del mondo, indipendentemente dalla cultura del luogo, a ribadire il cammino comune di Uomo e Funghi. Secondo diversi autori queste prime esperienze fungine potrebbero addirittura essere state la base dello sviluppo del pensieri religioso.

Nel continente americano, specialmente nella zona compresa tra Messico e Venezuela, sono stati i funghi del genere Psilocybe a caratterizzare il sentimento religioso delle popolazioni sciamaniche precolombiane. In Europa la discesa della civiltà ariana proveniente dall'Asia è stata accompagnata dalla sostanza denominata soma (o haoma), che secondo alcuni autori è da identificarsi con Amanita muscaria, fungo entrato poi successivamente nel folklore delle fiabe nord europee, eco di antiche conoscenze, come icona per eccellenza del fungo magico o velenoso, quello dal cappello rosso picchiettato di bianco. La verità dietro la fiaba è che il fungo in questione era già ampiamente conosciuto nell'Asia settentrionale, dove le tribù siberiane, come i Curiachi, ne facevano (e ne fanno) il fondamento della loro religione sciamanica e animistica.
La storia più “recente” del Vecchio Continente non fa eccezione, tanto che possiamo trovare anche qui tracce di un cammino comune tra funghi e umanità: reperti archeologici mostrano che tanto nell'Antica Grecia (bassorilievo di Farsalo, V secolo a.C.) che nella Roma classica (Urna Lovatelli) il Fungo, specialmente se dotato di una potente attività farmacologica, era trattato con grande considerazione.

Alcuni altri, come la segale cornuta, Claviceps purpurea, hanno disegnato parte della storia europea medievale alimentando miti e credenze riguardo alle streghe e contribuendo alla diffusione di gravi epidemie di ballo di San Vito, una patologia del sistema nervoso caratterizzata nella sua fase finale e più grave da cancrene agli arti provocata dal consumo di questo fungo, che specialmente in passato poteva accidentalmente trovarsi nelle farine per panificazione. Per non parlare della scoperta a cui giunse Albert Hoffmann, ricercatore svizzero, quando dal microscopico micete suddetto estrasse nientemeno che la dietilammide dell'acido lisergico (LSD), potente molecola allucinogena che condizionò in modo così marcato la cultura degli anni sessanta e settanta del XX secolo.

Rivolgendoci verso l'Africa, troviamo che incisioni risalenti al Neolitico, rinvenute sugli altipiani del Sahara algerino mostrano figure semiumane intente a consumare funghi in un atteggiamento estatico, mentre altri ritrovamenti avvenuti in aree che furono dell'Antico Egitto, ci raccontano sotto forma geroglifica, che il consumo di determinati funghi, denominati “figli degli dei”, era esclusivo appannaggio del faraone, alla stessa stregua dell'imperatore cinese che si riservava il vantaggio di consumare il fungo reishi.

L'Asia non fa eccezione in questo viaggio micologico, tanto che in India esistono altrettante testimonianze dell'uso di funghi allucinogeni in ambito religioso (regione del Kerala).
Certo, la potente attività psicotropa di molte specie fungine li ha posti in un rapporto particolare con l'umanità, ma nel continente asiatico esiste un altro gruppo di funghi, noti specialmente in Cina, Giappone e zone limitrofe, che non basano la loro popolarità sulla capacità di indurre stati alterati di coscienza, bensì ottimizzando al meglio le capacità organiche dell'essere umano, assicurandone salute e longevità.
Questi funghi, di cui ci occuperemo, sono conosciuti nelle zone d'origine da millenni, ma solo di recente sono entrati nel panorama occidentale e oggi vengono spesso indicati come il rimedio del futuro per garantire salute e forza fisica. Si tratta di Cordyceps sinensis, Ganoderma lucidum, Lentinula edodes, Poria cocos, Agaricus blazei, Grifola frondosa. Per molti sono meglio noti con i loro nomi comuni: Shiitake, Reishi, Chong Cao, Maitake, Himematsutake, Fu-Ling e così via.
L'uso dei funghi medicinali è anch'esso molto antico ma non ben documentato e in alcune aree quasi diventato oggetto di tabù culturali. Nell'area europea le prime testimonianze vengono datate ad almeno 5000 anni fa. Oetzi, l'uomo di Similaun ritrovato sulle alpi austriache alcuni anni fa, portava con sé una borsa di cuoio in cui conservava, tra le altre cose, due funghi identificati come Piptoporus betulinus; secondo i ricercatori il cacciatore del Neolitico utilizzava questi funghi per trattare una patologia intestinale.
I funghi orientali già citati sono tutti protagonisti da alcuni anni di linee di ricerca sperimentali, volte al fine di trovare la molecola “miracolosa” che possa arrestare lo sviluppo tumorale o prevenire l'invecchiamento cellulare. Per il consumatore medio peraltro rimane la validissima alternativa di usare il fungo tal quale, sotto forma di polvere o estratto, per godere appieno delle proprietà salutistiche date dall'azione biologica poliedrica di questi piccoli concentrati di salute.

Per concludere questa breve introduzione è doveroso fare una piccola considerazione: fino ad oggi i micologi hanno classificato all'incirca 20.000 specie di funghi (ci limitiamo ai funghi superiori, dotati di corpo fruttifero), di cui circa 700 sono ritenuti mangerecci e 50 velenosi. Per il resto la maggior parte delle specie manca di indagini scientifiche specifiche a riguardo. Numerose specie conosciute ma non ancora studiate rimangono da indagare, un motivo ben valido per approfondire la ricerca in tal senso. D'altra parte lo spirito pionieristico di una grande mente quale fu quella del britannico Alexander Fleming permise di ricavare non troppo tempo fa, proprio da un fungo (sebbene di un altro genere), uno dei primi e più potenti farmaci antibiotici mai prodotti: la penicillina!

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